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Nastagio degli Onesti. Una storia d'amore e morte

la vicenda di Nastagio degli Onesti è narrata da Boccaccio nell'ottava novella della quinta giornata ed è sicuramente una delle pagine più suggestive del Decamerone.

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La novella

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La storia inizia nella città di Ravenna, dove il ricco Nastagio viveva. Innamoratosi della giovane figlia di Paolo Traversaro, tenta di conquistarla in ogni modo ma la fanciulla si rivela "cruda e dura e selvatica" tanto da indurre nella mente di Nastagio foschi pensieri di suicidio.

Cacciata la tentazione di togliersi la vita, il protagonista, nonostante nuovi e continui rifiuti, persevera nell'intento di conquistare l'amata. Amici e parenti, nel costatare i tormenti del giovane, lo esortano ad abbandonare Ravenna; dopo molti dinieghi, Nastagio decide di seguire questo saggio consiglio e si trasferisce a Classe, a pochi chilometri dalla città.

 

Nastagio e la caccia selvaggia

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Nella sua nuova residenza Nastagio si dà alla bella vita organizzando lauti banchetti. Un venerdi d'inizio maggio, tornatagli però alla mente la donna amata e colto dallo sconforto, egli in perfetta solitudine si inoltre nella pineta.

Dopo aver percorso "bene mezzo miglio" la sua attenzione è attratta dal pianto e dalle grida di una donna. Sollevato lo sguardo Nastagio vede corrergli incontro una bellissima giovane completamente nuda e piena di graffi che grida pietà. Dietro di lei ci sono due mastini che la braccano e la mordono appena riescono a raggiungerla.

Il macabro corteo è chiuso da un cavaliere che monta un destriero nero e con lo stocco in pugno (lo stocco da arcione è un'''arma bianca da punta con lama rigida triangolare, che era portata da uomini d’arme a cavallo, appesa all’arcione anteriore della sella) minaccia di ucciderla.

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Il racconto del cavaliere

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Nastagio, mosso a compassione, brandendo un ramo a mo' di bastone, si fa incontro ai mastini e al cavaliere per difendere la fanciulla ma l'uomo e cavallo, chiamandolo per nome, lo redarguisce consigliandogli di lasciare fare a lui e ai suoi cani perché la donna merita quella punizione.

Immediatamente i cani afferrano i fianchi della sventurata e il cavaliere smonta dalla sua cavalcatura. Nastagio gli si fa incontro esprimendo lo sdegno per quel che sta accadendo; a questo punto il cavaliere, rimasto fino a quel momento anonimo, rivela la sua identità.

Si tratta di Guido degli Anastagi di Ferrara che, per l'amore non corrisposto della donna che insegue, si era tolto la vita con quella stessa arma che ora brandisce. Per via del suo peccato mortale è condannato alla dannazione.

Anche la donna, che aveva goduto del suicidio di colui che la venerava, è stata destinata, subito dopo la morte, all'eterno tormento. La fanciulla deve scappare e lui inseguirla; una volta raggiunta deve ucciderla, aprirle la schiena, strapparle il cuore e le interiore e darle in pasto ai suoi cani.

A questo punto la scena del suplizio si svolge sotto lo sguardo attonito del giovane ravennate ma alla fine dell'esecuzione la donna "risorge" e la tremenda caccia ha nuovamente inizio.

 

Il banchetto

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Tornato indietro, Nastagio chiede al suo seguito di invitare per il venerdi successivo Paolo Traversaro e tutta la sua famiglia a desinare presso Classe. Il giorno stabilito Paolo e tutto il parentado, compresa la figlia amata dal protagonista della novella, si presentano all'invito. I tavoli sono approntati nel luogo dell'apparizione e dal padrone di casa viene dato ordine di far accomodare la giovane desiderata difronte al punto dove il prodigio si sarebbe manifestato.

Quando la cena sta per concludersi ecco apparire la dannata inseguita dai mastini e dal cavaliere; molti invitati si fanno avanti per aiutare la donna braccata ma Guido, così come aveva fatto con Nastagio, li arresta raccontando la sua triste storia.

Concluso il massacro tra gli ospiti, e in particolare nella figlia di Paolo, serpeggia il terrore e lo spavento. Ella, non volendo condividere la sorte della donna straziata "avendo l'odio in amore tramutato" manda la sua più fedele cameriera da Nastagio per informarlo che avrebbe fatto per lui qualsiasi cosa; la risposta del giovane è una richiesta di matrimonio che la giovane e la famiglia accettano di buon grado.

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La visione della caccia infernale e l'exemplum

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In questa vicenda si possono rilevare gli echi di una tradizione ben attestata nel Medioevo: la caccia selvaggia. Anche se in tono minore rispetto ad altre attestazioni che parlano di masnade e di interi eserciti che tornano sulla terra, il tema delle anime che vagano senza trovare requie è quanto mai evidente.

L'apparizione dei dannati ha anche un valore di exemplum. La visione infatti permette al protagonista di conoscere il destino dei suicidi. La pena destinata a chi si toglie la vita è stigmatizzato anche da Dante nel XIII canto dell'Inferno; nella Commedia questi peccatori sono inseguiti, cacciati e sbranati da cagne feroci.

L'esempio però non serve solo a Nastagio ma viene esteso a tutta Ravenna (città dove si svolge la vicenda) e in particolare alle donne che, riportando le parole di Boccaccio: E non fu questa paura cagione solamente di questo bene, anzi si tutte le ravignane (ravennati n.d.r.) donne paurose ne divennero, che sempre poi troppo più arrendevoli a' piaceri degli uomini furono, che prima state non erano.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'influenza della novella nell'arte

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Le vicende di Nastagio ispirarono Sandro Botticelli che realizzò, nel 1483, un'opera probabilmente commissionato da Lorenzo de' Medici e destinata a Giannozzo Pucci per le sue nozze con Lucrezia Bini.

Nella trasposizione pittorica, considerando anche il contesto matrimoniale, Botticelli sfuma i caratteri cruenti e diabolici della vicenda: il cavaliere e il cavallo non sono più neri ma il primo indossa un'armatura dorata mentre il secondo è bianco. Anche i mastini sono rappresentati uno bianco e uno nero.

In conclusione ci piace lasciarvi con una suggestione ovvero che il grande cantautore italiano Fabrizio De André, si sia in parte ispirato a questa novella per comporre La ballata dell'amore cieco

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Bibliografia essenziale

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  • A. Calvetti, La leggenda del cacciatore selvaggio : da Teodorico a Nastagio degli Onesti 

  • F. Cardini, Nastagio degli Onesti : una storia archetipica, una novella del Boccaccio, un ciclo pittorico del Botticelli

  • F. Grazzini, Botticelli interprete di Boccaccio. Osservazioni sulla storia di Nastagio degli Onesti

Botticelli, La caccia di Natagio dgli Onesti
Botticelli, Il banchetto di Natagio dgli Onesti
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