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Formoso e il "sinodo del cadavere"

Formoso  nacque da Leone intorno all'816 probabilmente a Roma dove ricevette la sua educazione. Nell'864 Niccolò I lo nominò vescovo di Porto per sostituire il deposto Rodoaldo che aveva approvato la destituzione del patriarca di Costantinopoli Ignazio al concilio costantinopolitano dell'861.

Nell'866 guidò la missione romana inviata in Bulgaria dopo la venuta a Roma di un ambasceria del khan Boris che aveva richiesto al papa e a Ludovico II il Germanico il permesso, già negatogli dal patriarca di Costantinopoli, per istituire nel suo Regno una Chiesa autonoma. In Bulgaria Formoso proseguì l'opera di evangelizzazione già in corso. Condusse anche una campagna contro il clero greco, ottenendone rapidamente l'espulsione dal paese; inoltre riuscì a impedire che alcuni missionari inviati da Ludovico il Germanico si stabilissero nel paese slavo.

 

La richiesta del re di Bulgaria

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Vista l’efficacia e l’abilità dimostrata da Formoso, nel settembre-ottobre 867 un'ambasceria bulgara si recò a Roma per chiederne la nomina ad arcivescovo della nuova Chiesa ma il papa rifiutò invocando le norme canoniche che vietavano il passaggio da una sede episcopale a un'altra.

Poco prima di morire il pontefice affidò a Formoso un'ambasceria a Costantinopoli decisione confermata anche dal successore Adriano II. Non sembra, però, che la missione abbia avuto luogo. Intanto Boris ancora non rinunciava a l'idea di poter avere Formoso come arcivescovo ma incassato un un'altro rifiuto tornò sotto la giurisdizione del patriarca di Costantinopoli.

L'insistenza da parte del bulgaro provocò una serie di sospetti verso il futuro pontefice che porterà all'accusa di aver convinto Boris a impegnarsi, sotto giuramento, a non accettare alcun altro come arcivescovo.

Nel corso del sinodo romano del giugno 869, Formoso aderì alla proposta di bruciare gli atti del concilio di Costantinopoli dell’867 che, dietro sollecitazione di Fozio, aveva scomunicato e deposto il pontefice Niccolò I.

Adriano II aveva deciso di inviare Formoso nelle Gallie per preparare un concilio generale da tenersi a Roma sulla questione relativa a Lotario II re di Lotaringia, quando la morte di quest'ultimo (869) rese inutile la missione. Successivamente Formoso, insieme a Gauderico di Velletri, rappresentò la Sede apostolica ai negoziati tra Ludovico il Germanico e l'imperatrice Engelberga tenutisi presso Trento nell’872.

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La scomunica di Formoso

 

Alla morte di Adriano II (872) Formoso fu tra i candidati alla successione. La scelta però cadde sull'arcidiacono Giovanni consacrato il 14 dicembre 872. All'inizio i rapporti fra il nuovo pontefice e il vescovo di Porto furono buoni ma si guastarono quando Giovanni VIII volle liberare l'amministrazione pontificia dai membri dell'aristocrazia laica rivolgendo particolare attenzione al nomenclatore Gregorio e suo genero, Giorgio di Aventino.

Formoso, legato a questa fazione e sentendosi minacciato fuggì, insieme a Gregorio e altri, nella notte fra il 14 e il 15 aprile 876. La fuga acutizzò l'ostilità dei sostenitori del papa nei confronti della fazione avversa.

L'accaduto fu oggetto dei concili romani del 19 aprile 876 e del 30 giugno 876. Formoso fu deposto, ridotto allo stato laicale. Inoltre subì la scomunica con l'accusa di aver cercato di trasferirsi dalla sua sede episcopale a un'altra con la connivenza di Boris e di aver cospirato contro il papa e l'imperatore.

Il perdono del papa

Formoso incontrò Giovanni VIII a Troyes nell'878 invocando il perdono del pontefice e ottenendo di essere ammesso alla comunione dei fedeli laici in cambio dell'impegno scritto di abbandonare Roma e di non tentare di recuperare la sua sede episcopale.

Alla morte di Giovanni VIII, assassinato il 16 dicembre 882, il nuovo pontefice Marino I autorizzò il rientro a Roma di tutti i condannati nell'876 sciogliendo Formoso dal giuramento fatto nell'878 e restituendogli il vescovato di Porto.

In data sconosciuta stabilì la sua residenza episcopale sull'isola Tiberina, vicino alla chiesa che aveva voluto dedicare a s. Giovanni Calibita, dopo che, nell'868, Anastasio Bibliotecario aveva tradotto per lui dal greco la Vita di questo santo.

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L'elezione di Formoso al soglio di Pietro

 

Nell'891, alla morte di Stefano V, rimasto in carica solo pochi giorni, Formoso salì al soglio pontificio, nonostante l'interdizione canonica relativa al passaggio di un presule da una sede episcopale all'altra; a questa norma si era del resto già derogato con l'elezione a pontefice di Marino I il quale, in precedenza era stato vescovo di Cere. L'intronizzazione del nuovo papa ebbe verosimilmente luogo il 6 ottobre dell'891.

Come il suo predecessore Formoso decise di intervenire nel conflitto fra le sedi arcivescovili di Colonia e di Amburgo-Brema, nato nell’848 quando la diocesi di Brema era stata separata dalla sede di Colonia per passare a quella di Amburgo. In questa vicenda Formoso ebbe modo di manifestare il suo particolare interessamento per l'evangelizzazione dei paesi nordici.

Il nuovo pontefice partecipò anche all'ultima fase della disputa riguardante Fozio che, dopo la morte del rivale Ignazio, era tornato sul trono patriarcale nell'877.

Alla morte di Carlo III nell'888 l'elezione del re dei Franchi occidentali ricadde non sul’erede legittimo Carlo il Semplice ma sul conte di Parigi Eude. A quest'ultimo si era ribellato nell'893 l'arcivescovo Folco di Reims che aveva consacrato re Carlo. Questo atto trovò l’appoggio di Formoso che tentò di arrivare ad una soluzione di compromesso.

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Il conflitto con la casata di Spoleto

 

Intanto il pontefice doveva affrontare il problema dei suoi rapporti con la casa di Spoleto. Nel febbraio dell’891 Stefano V aveva incoronato imperatore Guido di Spoleto. Egli voleva associare al trono imperiale il figlio Lamberto e Formoso procedette all'incoronazione, avvenuta a Ravenna, il 30 aprile 892.

Nonostante la richiesta accolta da parte del papa, i rapporti con Guido degenerarono nell’893; una delegazione pontificia, accompagnata da molti nobili di alto rango, si recò in Baviera per chiedere l'intervento del re Arnolfo. Dopo una spedizione fallimentare guidata dal figlio Sventibaldo, Arnolfo scese personalmente in Italia, ma, giunto a Piacenza nell’894, ritornò indietro.

La morte di Guido segnò un riavvicinamento di breve durata fra Lamberto e Formoso. Nell'agosto 895, forse sotto le pressioni dell'imperatrice madre Ageltrude, Guido IV, cugino di Lamberto e reggente della marca di Spoleto, conquistò Benevento ormai da quattro anni tenuta dai Bizantini.

Formoso intuì che l'espansione della casata di Spoleto nell'Italia meridionale costituiva una minaccia per il dominio pontificio e pertanto si rivolse ancora una volta ad Arnolfo. Egli scese in Italia nell'ottobre dell’895 e marciò su Roma dove Ageltrude era entrata con un corpo dell'esercito spoletino. L’imperatrice organizzò le difese della città ma nel febbraio dell’896 Arnolfo entrò in città mentre Ageltrude fuggiva a Spoleto.

Formoso lo incoronò imperatore e il popolo romano gli prestò giuramento di fedeltà. Il nuovo imperatore durante la marcia su Spoleto fu colto da un attacco di apoplessia che lo paralizzò sancendo la fine della spedizione.

Il 4 aprile 896 papa Formoso muore a Roma ed è sepolto nell'atrio della basilica di S. Pietro.

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Il sinodo del cadavere

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Come successore di Formoso è eletto Bonifacio VI che muore solo dopo sedici giorni di pontificato. La nuova elezione porta sul soglio pontificio Stefano VI che, a differenza di Formoso, si era schierato con il partito capeggiato da Lamberto e Ageltrude.

All'inizio dell'897, si decide di riesumare il cadavere di Formoso. Vestito dei paramenti pontifici e trasportato in una delle principali basiliche romane il defunto pontefice è processato davanti a un concilio presieduto da Stefano VI.

Il corpo è sistemato su una sedia e un diacono ebbe l'incarico di rispondere, in vece del defunto, alle accuse presentate contro il cadavere del papa. Per non aver rispettato il giuramento di Troyes fatto a Giovanni VIII dove prometteva di non rientrare a Roma e di non rivendicare la sede vescovile e per essere passato dalla sede di Porto a quella di Roma, Formoso riceve la condanna con la quale è deposto e tutti i suoi atti sono annullati.

Al cadavere, spogliato delle vesti pontificali, sono mozzate  due o tre dita della mano destra. Successivamente il corpo inerme viene trascinato fuori della chiesa e sepolto nel cimitero degli stranieri per poi essere gettato nel Tevere.

 

Alla morte di Stefano VI avvenuta nell'897 fu eletto papa Romano al quale successe Teodoro II che rendendo giustizia a Formoso fece ricondurre a S. Pietro  le sue spoglie che erano state raccolte da un monaco sulle rive del Tevere.

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Bibliografia essenziale

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Papa Foroso
Jean Paul Laurens, Il processo di p Le Pape Formose et Etipa Formoso
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